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Ciommareddra

Una storia appassionante sul brigantaggio che vale la pena ricordare è quella che ha per protagonista un personaggio mitico della zona di Redipiano. 

 Giuseppe Bruno di Gennaro e di Teresa Turano, detto Ciommareddra, era nato a San Pietro in Guarano l'8 settembre 1846 e risiedeva in contrada Santa Lucia. Contadino, abile cacciatore, emigrò in America da dove importò il primo esemplare di fonografo a manovella ed anche il famoso fucile a pompa. Spesso si ritrovava a fare anche delle estrazioni dentarie aiutandosi con mezzi di fortuna e adoperandosi addirittura con le sue lunghe unghie. Sembra che durante i suoi delicati interventi, usava sistemare la testa del malcapitato di turno in mezzo a due rami (scocca) di una pianta d'ulivo, in modo da bloccarlo inesorabilmente e da renderne impossibile la ritirata. In quel periodo, per contrastare il fenomeno brigantaggio, erano state costituite squadre di volontari che davano la caccia ai fuorilegge. Ciommareddra era stato nominato responsabile di una di queste brigate. Le disposizioni di legge a tal proposito, erano chiarissime, chiunque fosse riuscito a catturare un brigante doveva consegnarlo vivo o morto (esibendone la testa) alle autorità. Un giorno Ciommareddra e i suoi compagni riuscirono a catturare un bandito gravemente ferito abbandonato dai complici. Era conosciuto con il suo nome di battaglia Brigante Cirmieddru. Il suo stato di salute non permetteva di portarlo facilmente vivo in paese, bisognava, dunque, ucciderlo e consegnarne la testa. Tutti i membri del gruppo si rifiutarono di ammazzarlo, toccava al capo-squadriglia sistemare la faccenda. Ciontmareddra non era il tipo di tirarsi indietro, e nonostante le implorazioni e le promesse del malvivente che, addirittura, gli indicò il nascondiglio di due tesori pur di avere salva la vita, e anche per paura delle punizioni cui sarebbe andato incontro per avere graziato un brigante, decise di tagliarli la gola. Alle grida e ai lamenti del povero malcapitato rispose con colorita espressione dialettale cinica: "cumu sì sisitu!" (Come sei schizzinoso!). Per questa azione ricevette dalle autorità elogi e anche una lauta ricompensa; dei tesori indicati dal brigante, però, nemmeno l'ombra. Sembra, tuttavia, che qualche anno più tardi, uno dei due tesori sia stato scoperto da un ignaro e fortunato cittadino di San Pietro in località Acero.

"Redipiano e l'opera di Frà Umile" di Pietro Turano

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